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Un quadro di Hopper

Abbiamo visto il suo occhio guardare l’obiettivo.
Lo sguardo vitreo osservava il ricordo di sé bambina.
Non dormiva.


Un uomo siede sul letto disfatto, porta le mani tra i capelli, esamina, riflette, è solo.


Abbiamo considerato assente il suo sguardo drogato, avremmo dovuto riconoscerne molto prima l’abbandono.


Mi offrono un perdono come assoluzione, il silenzio come dimenticanza.


Esistono registi occulti, mandanti, vittime ed esecutori.
Semplicemente avrei potuto scegliere di non essere tra i complici.

12 dicembre 2017


Navigare

Una barca che ondeggia in un porto.
Seduto, stanco, chino sull’ardesia
disegno con le dita
questo tempo di sabbia che non mi consola.

(Un getto d’inchiostro contro la deriva pubblicitaria di internet).
2014

 


Come d’ estate

Dalla spiagga aromi dolci di fragola e panna
nei lidi bambini che si rincorrono
frasi rumorose che scorrono sotto i ponti delle città
e da una parte splendeva il sole, dall’altra parte gli occhiali
c’erano i fogli dei giornali per navigare nel vento
e c’era un cinema sotto le stelle e c’era il mare a spegnare braci
quando rubarono i baci alla malinconia.


Dalle piazze luci festose di orchestre e zanzare
nelle strade macchine che si rincorrono
musiche facili che passano sotto i rumori delle città
e da una parte splendeva Venere, dall’altra la stella polare
c’era un faro per disegnare le onde più belle ai marinai
e c’era un treno per partire e c’era un treno per ritornare
quando rubarono il mare alle fotografie.

2000

 


Giochi di luna

Senti che odore questo mare
che melodia le onde
e noi sdraiati sulla sabbia a vaneggiare
si confonde la luce della luna
in ognuna delle nostre belle parole
e fino all’alba, amore, finché non sfuma
nella schiuma quante scintille vedremo tuffare.


In questo festival di stelle
e una luna cadente
baciami finalmente e non parlare più.


Guarda che grigio questo mare
che fantasie l’aurora
e noi abbracciati nella nebbia a risvegliare
si colora lo specchio del cielo
sotto il velo dei nostri splendidi pensieri
adesso è l’alba, amore, adesso è giorno,
tutt’intorno quante ombre vediamo sfumare.


Con queste nuvole di lana
e una luna puttana
sorridi amore e non baciarmi più.

2000

 


Dipinto di un viaggio

Ragazza bionda
nuvole e fumo
come vedi nessuno armonizza gli incontri
il tempo è in manette
il cielo in prigione
qualcuno promette qualcuno perdona.


E il pennello della memoria ritocca le immagini dei nostri viaggi
il venditore di cartoline regala miraggi per le illusioni dei sognatori
poi rimangono ancora linee e colori da interpretare.


Sono percorsi invisibili gli occhi danzanti delle pittrici
e come sempre le mie cornici non sono adatte ai tuoi quadri
però conoscono l’arte di improbabili ladri di litografie.


Ragazza bionda
polvere e incenso
come vedi non penso di volerti baciare
il futuro è una sfera
un disegno di carte
è qualcuno che spera e qualcuno che parte.

2000

 


Quattroventi

Laggiù poco sole per i tuoi occhiali di neon
ma molti alberi per fumare il sacro tè bianco del blizzard,
con i tuoi tacchi a spillo e i tuoi stivali
non calpestare la polvere magica dell’inebrianza.


Ultimo applauso di aria gelata, stasera,
dimmi, hai ancora quel tuo vecchio sogno, madame?


Un lungomare notturno,
il Tirreno lamenta naufragi
e voci di libeccio costeggiano i desideri delle mareggiate,
tu non gridare mai più alla luna la mia peggiore poesia.


Nella ragazza bruna
una donna e la sua rovina.


Qui nessun odore di miele per le nostre visioni,
tua madre si nasconde spesso
dietro i libri di religione soffiati su simun,
mia madre invece
mi basta che non pianga ancora.


Basterà la mia ultima moneta
per comperare sorrisi?


Così ci immergiamo nel fiume rosso
degli aromi di Harmattan
come per una benedizione
o un sacrificio agli dei delle dimenticanze.
Gli innocenti preferirono partire.


Qualcuno guarderà il cielo, il mare, o l’infinito.

2000

 


Occhi neri

Un anello nel dito
un sorriso
sicuramente da qualche parte una rosa.


Mi chiedi «Come posso cercarti
nascosto nel bosco?»
ma ogni volta che vuoi
io sarò dove posso.


Tintinnio musicale di carillon
occhi neri
uno specchio per l’emozione degli altri colori.


Mi chiedi «Dove posso trovarti
nascosto nel bosco?»
ma ogni volta che voglio
io sarò in nessun posto.

2000

 


Mare

Cerco nei pensieri della gente
i miei pensieri,
negli occhi degli amici
gli occhi della libertà.
La polvere nera
si alza dalla strada,
il cuore evapora.
La gente cammina
ignara
tra le lanterne
dei nostri porti

 


Il mercato della velocità

Gente, gente, gente.
Un’innumerevole moltitudine di gente.
Osservo dalla camera del mio albergo il brulicare fitto e ininterrotto della città.
Tutto, qui, mi rimanda ad un’ idea di pienezza, di sovrabbondanza.
La mia vista è colma, di fotogrammi che si susseguono senza una connessione logica alla televisione, dei cartelloni pubblicitari luminosi con testimonial provocanti, dei visi furbi e aguzzi della gente.
Il mio udito è colmo, dei suoni martellanti che dalle autoradio delle macchine sportive mi percuotono l’addome, gli aghi dei microfoni che perforano i miei timpani, il vociare indistinto della gente, della mia gola indolenzita per parlare con chi mi siede appena accanto.
Il mio tatto è colmo, di mani da stringere, mani sudate e sconosciute della gente.
Anche il mio gusto è colmo, del sapore di ruggine della tua cucina, della saliva vischiosa dei tuoi baci e della tua lingua.


Sono salito di corsa nella mia camera di albergo, sono fuggito in cerca di un rifugio, una quiete, una pace.
Ed ora, qui, anche il mio odorato è colmo, dell’incenso che si sprigiona dal braciere acceso, dell’incenso che sto bruciando per togliermi di dosso l’odore della gente.
Spoglio di qualunque veste, nudo dalla mia camera di albergo guardo la strada sottostante, dove tutto è velocità.


Dal bagno il rumore dell’acqua mi suggerisce che la vasca è colma.
Mi immergo in un abbraccio tiepido, e mentre mi avvicino vedo riflessa la mia immagine nello specchio d’acqua, è un’ immagine stanca, ma rassicurante.
Mi immergo fino a lambire appena la mia immagine, a sdraiarmi su di essa sfiorandola leggermente.
Non mi basta.
Vado più in fondo, mi immergo nella mia stessa immagine, tiepida e stanca.
E’ nel silenzio di quell’ apnea momentanea che mi sembra di assaporare per qualche istante una pace pre-natale, ed immatura.

10 febbraio 2014


Ultimo mal di testa

Ricostruendo i fatti, credo che la causa sia stato il mio ultimo mal di testa.

Preciso, prima di tutto, che non deve trattarsi esattamente di mal di testa, ma più propriamente di nevralgia.
Una lama di coltello si infila nel mio occhio sinistro e vi rimane ben piantata per ventiquattro ore circa.


L’ultimo mal di testa è sopraggiunto durante il pomeriggio di un sabato, per poi maturare col passare delle ore.
Ricordo tutto di quella notte e delle visite tormentate del dormiveglia: tutti i volti, gli odori, le colpe.


Credo che fu durante quella notte, in quel mal di testa che io abbia perduto il mio desiderio di allegria.
Il coltello ha aperto un varco nel mio occhio sinistro, e attraverso quel varco il buio è penetrato furtivamente ad avvolgere i pensieri con la nebbia di incubi permanenti.


Adesso continuo a vivere tranquillamente, cerco sapientemente di sottrarmi il più possibile al contatto con la gente, e a quei pochi con cui mi capita di intrattenermi dispenso sorrisi superficiali.
Ma non sono sorrisi di circostanza: cerco sinceramente di prevenire la seppur minima probabilità di contagio.


Aspetto pazientemente di trovare una soluzione a questo male, ma senza prodigarmi in un impegno eccessivo, forse semplicemente al prossimo mal di testa proverò ad addormentarmi sotto il sole.


Attraverso i vetri scruto l’aria invernale.
Fuori continua a piovere.

22 gennaio 2014