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Quattroventi

Laggiù poco sole per i tuoi occhiali di neon
ma molti alberi per fumare il sacro tè bianco del blizzard,
con i tuoi tacchi a spillo e i tuoi stivali
non calpestare la polvere magica dell’inebrianza.


Ultimo applauso di aria gelata, stasera,
dimmi, hai ancora quel tuo vecchio sogno, madame?


Un lungomare notturno,
il Tirreno lamenta naufragi
e voci di libeccio costeggiano i desideri delle mareggiate,
tu non gridare mai più alla luna la mia peggiore poesia.


Nella ragazza bruna
una donna e la sua rovina.


Qui nessun odore di miele per le nostre visioni,
tua madre si nasconde spesso
dietro i libri di religione soffiati su simun,
mia madre invece
mi basta che non pianga ancora.


Basterà la mia ultima moneta
per comperare sorrisi?


Così ci immergiamo nel fiume rosso
degli aromi di Harmattan
come per una benedizione
o un sacrificio agli dei delle dimenticanze.
Gli innocenti preferirono partire.


Qualcuno guarderà il cielo, il mare, o l’infinito.

2000