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Il mercato della velocità

Gente, gente, gente.
Un’innumerevole moltitudine di gente.
Osservo dalla camera del mio albergo il brulicare fitto e ininterrotto della città.
Tutto, qui, mi rimanda ad un’ idea di pienezza, di sovrabbondanza.
La mia vista è colma, di fotogrammi che si susseguono senza una connessione logica alla televisione, dei cartelloni pubblicitari luminosi con testimonial provocanti, dei visi furbi e aguzzi della gente.
Il mio udito è colmo, dei suoni martellanti che dalle autoradio delle macchine sportive mi percuotono l’addome, gli aghi dei microfoni che perforano i miei timpani, il vociare indistinto della gente, della mia gola indolenzita per parlare con chi mi siede appena accanto.
Il mio tatto è colmo, di mani da stringere, mani sudate e sconosciute della gente.
Anche il mio gusto è colmo, del sapore di ruggine della tua cucina, della saliva vischiosa dei tuoi baci e della tua lingua.


Sono salito di corsa nella mia camera di albergo, sono fuggito in cerca di un rifugio, una quiete, una pace.
Ed ora, qui, anche il mio odorato è colmo, dell’incenso che si sprigiona dal braciere acceso, dell’incenso che sto bruciando per togliermi di dosso l’odore della gente.
Spoglio di qualunque veste, nudo dalla mia camera di albergo guardo la strada sottostante, dove tutto è velocità.


Dal bagno il rumore dell’acqua mi suggerisce che la vasca è colma.
Mi immergo in un abbraccio tiepido, e mentre mi avvicino vedo riflessa la mia immagine nello specchio d’acqua, è un’ immagine stanca, ma rassicurante.
Mi immergo fino a lambire appena la mia immagine, a sdraiarmi su di essa sfiorandola leggermente.
Non mi basta.
Vado più in fondo, mi immergo nella mia stessa immagine, tiepida e stanca.
E’ nel silenzio di quell’ apnea momentanea che mi sembra di assaporare per qualche istante una pace pre-natale, ed immatura.

10 febbraio 2014


Un secchio e una candela

eeee…mmmm…cc… cc…

tutto questo passato non si è concluso, ancora questa candela non è del tutto consumata.
prende un fazzoletto, bianco, asciuga le lacrime, scioglie la cera…
ed ora disegna un’alba, capovolge il foglio sulla fiamma e si addormenta agli ultimi fuochi del tramonto…


ma…


tutto questo passato brucia ancora, ancora questa candela brucia ancora…
prende un fazzoletto, nero, raccoglie le lacrime, addensa la cera…
ed ora disegna la notte, capovolge il secchio sulla fiamma e si risveglia alle prime gocce della rugiada…


(sorriso)


27 ottobre 2009


Sento ridere intorno

Sento ridere intorno…

c’è una strana confusione in questo posto: i giovani hanno lacrime che non dimostrano e gli adulti non possono invecchiare
io sono qui da solo, senza tutti i miei anni e senza i vostri pregiudizi, e posso rimanere immobile o saltare rotolare correre senza essere da solo mai


Sento ridere intorno…
…e sono io che rido

14 ottobre 2008