Schiuma di strada
venefica spada
lana e cordame
patetico volo.
E nelle stive grondanti di oli
spasmi febbrili
e deferenza alla mia consolazione.
Zucchero di mare
fine osservare
catrame e tabacco
estranea stagione.
22 febbraio 2007
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L’ Estranea
Carillon
Come di profumi e di onde e di miele
e di sbuffi di vele sottovento
come un sorriso di buio e pioggia
che si illumina lento.
Danzano nel fondo dell’oceano
sui campanelli di un carillon.
22 febbraio 2007
Controluce
Per caso, lungomare
e margini di scogli
abiti di ruggine
fogli di salsedine
ascoltare o piovere…
Questa porta è l’origine
entrò di spalle per non guardare.
Per mano, controluce
ed argini di specchi
un riflesso liquido
vecchi corridoi
camminare o perdersi…
Questa beffa è il limite
rise di gusto per poi svanire.
19 dicembre 2006
Una linea di confine
Livide le gote di ceramica
pallide le rive del Tamigi
una luna discreta
trappole per topi
la ragazza china lievemente il capo
e sorride.
Limpide le dita di rubini
lucenti le sale di Parigi
una luna dilatata
tavoli da gioco
la ragazza solleva prontamente il capo
e sorride.
Irraggiungibile una linea all’infinito
tra le tue dita
sorridi e sussurra il mio nome,
ancora.
19 dicembre 2006
Polvere e vento
E danza qualche petalo di rosa
si confonde qualcosa in questo cerchio di musica
sarà la polvere o saranno scintille
saranno conchiglie da regalare
quale sogno ormai ti potrà consolare?
E sfumano le immagini finali
si spezzano le ali in frammenti di luna
saranno fulmini o sarà il vento
sarà un naufragio da perdonare
quale viaggio ormai ti potrà innamorare?
E adesso chiudi pure i tuoi occhi a questo nuovo dolore
domani inventeranno per te una storia migliore.
2005
Passaggi incompleti
Forse un giorno potrete sentire un odore di foglie
diffondersi in agonia lungo il sentiero dei vostri passi,
e il gesto semplice di prendersi la mano
non sarà più soltanto il contorno confuso
di immagini lontane,
e basterà magari uno sguardo complice o un sorriso
a perdonare il troppo indugiare nei vostri silenzi.
E voi lì a chiedervi nessuno e troppi perché.
E forse un giorno la pioggia avrà già cancellato
le tracce di sabbia dei vostri ricordi,
oppure il vento avrà risparmiato qualche frammento
come di passaggi incompleti,
e le vostre ombre saranno nascoste da un nuovo silenzio
di clessidre e forzieri da non poter violare.
E voi lì ancora a chiedervi antichi e nuovi perché.
2005
Oro bianco
Lo vedi amore mio
che tutto passa, tutto scompare, tutto sfuma
e tu che sprechi il tempo
con un mio discorso troppo banale,
ma ho scritto male il tuo nome sulla carta carbone
l’ho visto moltiplicarsi invano
in tanti granelli di polvere polare,
ho lasciato un souvenir astratto
di inchiostro denso e nero
ai troppi esploratori che faranno brillare troppe mine
e che domani condurranno al porto
il relitto del tuo cuore brillante di argento e di luna.
E il capitano consigliò all’equipaggio
di mantenersi distante dagli scogli immaginati dagli uomini di mare
lungo la costa orientale degli oceani,
e il marinaio si nascose sotto troppi rifugi di pelli indiane
per non cadere vittima degli sguardi delle madreperle,
e il timoniere senza stelle non poté evitare
in nessun modo nessun tipo di naufragio,
mentre due occhi verdi sbarcavano tranquillamente
su una nuova terra chiamata desiderio.
E adesso i tuoi orecchini d’oro bianco
buttali pure dentro il pozzo delle illusioni
dove galleggeranno come scogli eleganti
nel vasto specchio d’acqua delle mie parole.
25 dicembre 2005
L’ orizzonte e il silenzio.
Immagino un treno, e qualcuna delle sue possibili destinazioni.
Sopra il treno, seduta in un qualunque scompartimento vuoto, naturalmente immagino te.
Il paesaggio è deserto, poche case, forse boschi, odori.
Nel sedile al tuo fianco hai posato con cura la tua piccola valigia da viaggio, piena dei vestiti che in questo sprazzo d’estate hanno saputo respirare il vapore delle notti nelle scogliere, e le nebbie cristalline delle loro onde, e gli abbracci evanescenti delle loro braci.
Sotto il letto hai dimenticato un orecchino circolare, quello stesso che per gratitudine non ti ho mai voluto rubare, quello stesso che il destino mi ha regalato per inganno, e che adesso stringo in una mano, e che tu non trovi, o più semplicemente non hai intenzione di cercare.
Io ti siedo di fronte, osservo il sentiero che la piega dei capelli ti traccia sulla fronte, e che somiglia a un cerchio irregolare, forse incompleto.
Il sole che accompagna il treno illumina e riscalda il finestrino del tuo vagone, lo trasforma in uno specchio, e lo specchio diventa il dipinto di un artista minore, il ritratto della tua immagine assorta.
In quello stesso specchio, non osservato, ti posso continuare a guardare.
Non conosco il giorno in cui hai deciso di partire, non conosco quale vento o quale uomo ti ha guidato a una stazione, non conosco se la scelta del treno contenga in sé domande o se ammetta risposte, non conosco il luogo in cui essa ti potrà portare.
Intanto osservi pigramente la noiosa consuetudine che circonda le rotaie, ed io l’inutile coerenza della loro corsa parallela, come fossero due compagni di viaggio occasionali, e del tutto indifferenti.
Nulla intorno ha le forme e i colori che hai sognato, e il viaggio accorda tutti e soli gli strumenti che io non ho mai suonato.
Sono sceso dal treno, ora, nelle fotografie scattate si riconoscerà il tuo profilo di montagna, nell’umido profumo delle valli l’ombra della tua schiena.
Seduto di fronte a me un uomo mi invita a bere.
E’ questa la solitudine che legge nei miei occhi, o è piuttosto la sua stessa sete?
Immagino un treno, e nessuna delle sue possibili destinazioni.
E penso che il silenzio di uno scompartimento vuoto è forse lo stesso silenzio di un uomo e di una donna che viaggiano insieme verso l’indefinita lontananza dell’orizzonte, ma ha senz’altro un senso molto più semplice da decifrare.
22 agosto 2003
Deserti
Riflessi di sole
come ghiaccio si sciolgono i tuoi occhi
inaccessibili ai miei passi.
soffia il vento,
poi uno sguardo dietro le spalle,
dove tutto è passato.
Altri paesaggi, altre meditazioni.
Le ombre rivelano presenze,
io nel deserto inutilmente ricerco
la negazione di sabbia e cielo.
Oltre il confine,
poi un miraggio dietro le dune,
dove tutto è futuro.
Altri passaggi, altre rivelazioni.
Impronte confuse turbano l’immobile equilibrio dell’inesplorato.
03 ottobre 2000
