Archivi del mese: febbraio 2005

Polvere e vento

E danza qualche petalo di rosa
si confonde qualcosa in questo cerchio di musica
sarà la polvere o saranno scintille
saranno conchiglie da regalare
quale sogno ormai ti potrà consolare?


E sfumano le immagini finali
si spezzano le ali in frammenti di luna
saranno fulmini o sarà il vento
sarà un naufragio da perdonare
quale viaggio ormai ti potrà innamorare?


E adesso chiudi pure i tuoi occhi a questo nuovo dolore
domani inventeranno per te una storia migliore.

2005

 


Passaggi incompleti

Forse un giorno potrete sentire un odore di foglie
diffondersi in agonia lungo il sentiero dei vostri passi,
e il gesto semplice di prendersi la mano
non sarà più soltanto il contorno confuso
di immagini lontane,
e basterà magari uno sguardo complice o un sorriso
a perdonare il troppo indugiare nei vostri silenzi.


E voi lì a chiedervi nessuno e troppi perché.


E forse un giorno la pioggia avrà già cancellato
le tracce di sabbia dei vostri ricordi,
oppure il vento avrà risparmiato qualche frammento
come di passaggi incompleti,
e le vostre ombre saranno nascoste da un nuovo silenzio
di clessidre e forzieri da non poter violare.


E voi lì ancora a chiedervi antichi e nuovi perché.

2005

 


Oro bianco

Lo vedi amore mio
che tutto passa, tutto scompare, tutto sfuma
e tu che sprechi il tempo
con un mio discorso troppo banale,
ma ho scritto male il tuo nome sulla carta carbone
l’ho visto moltiplicarsi invano
in tanti granelli di polvere polare,
ho lasciato un souvenir astratto
di inchiostro denso e nero
ai troppi esploratori che faranno brillare troppe mine
e che domani condurranno al porto
il relitto del tuo cuore brillante di argento e di luna.
E il capitano consigliò all’equipaggio
di mantenersi distante dagli scogli immaginati dagli uomini di mare
lungo la costa orientale degli oceani,
e il marinaio si nascose sotto troppi rifugi di pelli indiane
per non cadere vittima degli sguardi delle madreperle,
e il timoniere senza stelle non poté evitare
in nessun modo nessun tipo di naufragio,
mentre due occhi verdi sbarcavano tranquillamente
su una nuova terra chiamata desiderio.
E adesso i tuoi orecchini d’oro bianco
buttali pure dentro il pozzo delle illusioni
dove galleggeranno come scogli eleganti
nel vasto specchio d’acqua delle mie parole.

25 dicembre 2005

 


Retorica di una cometa.

(Da vecchio sarò retorico e scorbutico,
sgradevole estremizzazione della giovinezza)

Tutto iniziò la sera di una domenica in Settembre, quando con dispettoso vezzo la città decise che poteva imitare Parigi, ed elegantemente ne volle raggiungere l’insonnia, sempre con un’aria provinciale che, per sua fortuna, non si addice alla nobiltà.

A volte un’emozione è una cometa, può raggiungere lo zenit della sua vanitosa esposizione, specchiarsi nel breve istante in cui gli occhi desiderati incontrano i tuoi desideranti, è un grido, o un sussurro, una mano, un vortice, un soffio delicato per non disturbare.


I naviganti, in antichità astronomiche, scelsero la regolare fissità della stella polare per indovinare rotte. In tutti gli altri casi affidarono a memorie di naufragi l’improbabile immortalità delle propria vita.

A volte uno scroscio di ira è un buio denso, nessun riferimento per la sicurezza di un sostegno, di un gesto, di un punto da fissare, è l’annaspare disperato di chi non sospetta annegamenti, e ne viene risucchiato.

Poi alcuni presenti, testimoni attendibili dell’evento, raccontano che quando l’emozione mutò in rabbia la notte era già trascorsa, e affermano quindi con assoluta sicurezza che nessun tipo di cometa può essere invocato a paragone.


A volte il percorso di un uomo segue le traiettorie delle intuizioni, così mi trovo qui, ora, a vaneggiare su oggetti e azioni che appartengono alla sfera del passato, come un silenzio astioso e odiato che all’improvviso, inconsapevolmente, sfuma in sorriso.

14 febbraio 2005